Raccolgo qui dei testi che ho scritto su alcuni aspetti della gestione del processo di (ri)costruzione della città dell'Aquila in seguito al terremoto del 6 aprile 2009.
Gli scritti, a partire da una visione critico-problematica basata su prospettiva di analisi antropologico-culturale, puntano a mettere in rilievo i momenti di ingenuità, disfunzionalità, corruzione, propaganda, speculazione, profitto che minacciano il futuro della città.

L'Aquila, 10 marzo 2010
Antonello Ciccozzi

lunedì 29 novembre 2010

MACERIE DI UNIVERSITA’, MACERIE DI DEMOCRAZIA, 29-11-2010


riporto il mio intervento al sit-in universitario di protesta contro il ddl Gelmini, tenuto a L'Aquila in zona rossa, di fronte la sede storica della Facoltà di Lettere e Filosofia

(pubblicato anche su: http://www.carta.org/articoli/19864,

e su: http://www.ateneinrivolta.org/università/macerie-di-università-macerie-di-democrazia)

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MACERIE:

Questi giorni l’Italia civile parla il linguaggio delle macerie. Le macerie sono un simbolo del degrado in cui versa lo Stato. Le macerie nascoste sono un simbolo dell’inganno della propaganda, dell’attitudine a omettere dai riflettori ciò che non va: quasi tutto.

Le macerie in Italia sono un simbolo, ma le macerie a L’Aquila sono un referente: L’Aquila è un serbatoio di segni che raccontano i meccanismi di un sistema di propaganda che è di tipo dittatoriale, anche se mimetizzato dentro parvenze democratiche. Per chi ha ancora occhi per vedere, trionfalismi del Governo a L’Aquila rivelano una realtà pericolante di subordinazione del sociale a strategie di profitto. Per questo L’Aquila invita l’Italia alla rivolta, a partire dall’Università, perché la cultura è una risorsa e un antitodo alla tirannia. Per questo l’Università dell’Aquila si rivolta.

INGANNO:

Il DDL Gelmini è un attentato al mondo della formazione, espressione di un Governo dell’inganno. Infatti, il ddl gelmini maschera nella veste della riforma una riduzione, una distruzione, una feudalizzazione del sistema nazionale della formazione. Una riforma è necessaria, ma non questa, e non possiamo permettere che tale necessità diventi un cavallo di troia per attaccare la scuola, per abbatterla, riducendola all’osso e al servizio del potere costituito. Il DDL Gelmini toglie risorse al mondo della formazione, lo precarizza, lo dispone alla privatizzazione, indebolisce gli atenei meno grandi; porta l’Università verso un’aziendalizzazione della conoscenza, che inevitabilmente scaturirà in un’irreggimentazione politica dei saperi. E poi, deve essere chiaro che è una bassezza propagandistica riprovevole far credere che questo DDL sia conto le baronie accademiche: le vere baronie accademiche appoggiano il decreto Gelmini, in quanto, se passerà, ne saranno ampiamente rafforzate.

SUDDITANZA:

In uno Stato democratico la società civile si deve opporre con tutte le forze al rischio della riduzione del sapere a strumento di regime. L’istruzione è, è stata, il mezzo per trasformare i sudditi in cittadini, viceversa così si apre la strada per riportare le masse alla sudditanza. Nei regimi oppressivi l’«ignoranza è forza»: siamo di fronte a uno scenario sostanzialmente orwelliano, propinato con un’ingannevole delicatezza. Le dittature vecchie e nuove – che siano basate più sulla violenza o più sulla finzione – hanno paura della conoscenza. Così, una dittatura mascherata da democrazia mimetizza dentro il rassicurante termine “riforma” un attacco demolitivo alla formazione finalizzato a rafforzare una grammatica di potere che ha bisogno della sudditanza.

ASSUEFAZIONE:

Questo regime dell’inganno si serve sistematicamente dell’assuefazione nei confronti di un processo generale di erosione della società da parte del profitto. L’opinione pubblica si è assuefatta a una strategia di stigmatizzazione con cui qualsiasi forma di dissenso civile viene degradata a irrazionalismo estremista. L’effetto più nefasto di quest’assuefazione al regime è l’aver prodotto un diffuso sentimento di perdita della speranza rispetto a un mutamento possibile: oggi l’alienazione parte dall’induzione della falsa coscienza che non vi sono alternative realmente praticabili.

RIVOLTA:

È per questo che, anche a partire dalle Università, è necessaria una presa di consapevolezza collettiva verso una rivolta culturale, oltre che politica.

Antonello Ciccozzi

L’Aquila 29-11-2010

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